sabato, 4 Maggio 2024
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Le cooperative sociali sfidano la crisi: fatturato su di 12 milioni dal 2009

Dai 302 milioni del 2009 ai 314 dell'anno scorso: questi i dati incoraggianti presentati durante l'assemblea di Legacoop Servizi Toscana, l'associazione di 152 realtà che si occupano di infanzia, non autosufficienza, disabilità, marginalità

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C'è un settore che, alla faccia della crisi, negli ultimi anni non solo ha tenuto, ma è riuscito ad aumentare il fatturato: è quello della cooperazione sociale di Legacoop Toscana, passato dai 302,2 milioni di fatturato del 2009 ai 314,7 del 2013. Aumenta anche il patrimonio netto, +24,4%. in più. Questi alcuni dei dati emersi stamani nel corso dell'assemblea regionale del settore sociale di Legacoop Servizi Toscana.

Sale il fatturato, non scende l'occupazione

Il tutto mantenendo inalterati (o quasi) i livelli occupazionali: “soltanto” 270 i posti di lavoro persi su un totale di 10.300 nel quinquennio di riferimento, mentre il costo del lavoro è aumentava di quasi il 3% (da 186 a 191,5 milioni di euro), sia per l'aumento del volume delle attività che per quello degli stipendi determinato dai rinnovi del contratto nazionale. Circa 700 le persone svantaggiate impiegate. In aumento anche il numero dei soci-lavoratori, passati da 6.179 a 6.644.

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Legacoop Servizi Toscana è l'associazione che riunisce 152 cooperative sociali attive in tutte le province toscane. Imprese che offrono servizi all'infanzia, assistenza alle persone non autosufficienti, recupero e re-inserimento lavorativo di tossicodipendenti. L'assemblea, dal titolo “Innovare per crescere: nuove opportunità di welfare”, è in corso nella sala Cis Meeting di via Fiume a Firenze e sarà l'occasione per fare il punto sullo stato di salute della cooperazione sociale toscana.

“Destinati ad essere motore della crescita”

“Ogni giorno – dice Eleonora Vanni, responsabile toscana e vicepresidente nazionale di Legacoopsociali – le nostre cooperative sono chiamate a rispondere all'aumento dei bisogni provocato dalla crisi e alla nascita di nuovi bisogni (penso ad esempio all'assistenza agli anziani) legati ai cambiamenti demografici e sociali. Siamo destinati a diventare sempre più motori della crescita economica e siamo pronti ad esserlo. Ma ci è altrettanto chiaro – conclude Vanni – che è necessario un nuovo modello di welfare, che incentivi l'integrazione di soggetti diversi e definisca livelli essenziali d'assistenza ben commisurati alle esigenze attuali dei cittadini, per comporre l’intervento pubblico con quello del privato sociale”.

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