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Siamo tutti masterchef

Tra qualche anno passeremo un veg-Natale? Mentre si avvicina la maratona culiniaria delle feste, il direttore de Il Reporter, Francesca Puliti, fa il punto sulle tavole fiorentine. L'editoriale di dicembre

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Pare che tra un paio di Natali mangeremo tutti carnenoncarne, al 100% vegetale, ma che nell’aspetto, nella consistenza e perfi no nel modo di “sanguinare” sembrerà tal quale alla carne. Negli Stati Uniti i primi adepti salutisti già si affollano in lunghe file davanti ai ristoranti che servono “Impossible burger”: così si chiama l’hamburger “finto” creato da una start-up che promette di macinare fatturato (anziché manzo) nei prossimi anni. E il fatto che tra i finanziatori ci sia Bill Gates accredita la previsione.

Probabilmente per il veglione 2019 porteremo in tavola “veg-capitoni” e “impossible tortellini”. Nel frattempo ci prepariamo a metterci a fornelli per la più classica delle maratone culinarie all’italiana (vedi servizio a pagg. 4-5 del nostro mensile), sfoderando tutto il nostro talento da provetti masterchef.

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Già perché a suon di #foodporn, cucine da incubo e chef da combattimento ci sentiamo tutti in competizione per il miglior cappone. Non è solo colpa nostra: il cibo è diventato il protagonista assoluto degli anni 2000. Un po’ come succedeva con il sesso e le belle donne negli anni Ottanta: accendi un canale a caso in fascia protetta e ti trovi di fronte a un’orgia di tartare, ganasce, mousse di plancton. Perfino i fiori hanno ritrovato una nuova vita nel piatto, diventando tutto a un tratto edibili. E siccome in questa marea di ristorantini gourmet rischiamo di perdere la rotta, ecco che piovono guide per orientarci: cappelli dell'Espresso, Stelle Michelin e via dicendo.

Gli chef sono le nuove rockstar e gli emulatori sono in crescita esponenziale. Di certo non mancheranno le occasioni per sperimentare nelle prossime festività. Ma visto che siamo già in aria, facciamo un buon proposito per l’anno nuovo: rivalutiamo il collezionismo, la pittura, l’uncinetto, troviamoci un hobby che non includa il riempirci la bocca di grandi teorie e lo stomaco di piatti complicati. E possibilmente che non necessiti lo scatto di ripetuti e orgogliosi selfie o la creazione
di nuovi hashtag improbabili.

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